Esperti del sonno a Lugano: chi non dorme rischia tumore e infarto
Esperti del sonno a Lugano: chi non dorme rischia tumore e infarto
                    Esperti del sonno a Lugano: chi non dorme rischia tumore e infarto LUGANO - “Chi dorme non piglia pesci”, recita il detto. Ma chi non dorme, a quanto pare, rischia molto di più.

  Sul sonno, i suoi disturbi e l’intervento medico in questi casi, si sta chinando la terza edizione dell’Alpine Sleep Summer School (a Lugano da lunedì 29 giugno fino a venerdì 3 luglio). Oltre un centinaio di medici specialisti e ricercatori provenienti da numerosi paesi del mondo, come il Belgio, la Francia, la Germania, il Giappone, l’Italia, gli Stati Uniti seguiranno in questo periodo una formazione di alto livello scientifico nell’ambito della medicina del sonno. All’interno della “School”, il Neurocentro terrà un simposio, giovedì 2 luglio, nel pomeriggio, dalle 15.15 alle 18.30, all’USI. Sarà presentato l’ambulatorio dei disturbi del sonno in età pediatrica, aperto da gennaio 2015 all’ospedale di Lugano e, da questo mese di giugno, al “San Giovanni” di Bellinzona. Ma chi riguarda il sonno e i suoi problemi? Lo abbiamo chiesto al Dott. Mauro Manconi, neurologo e caposervizio del Centro Sonno ed Epilessia presso l'EOC. "Il sonno riguarda tutti noi, dal bambino, all’uomo in età adulta. Naturalmente alcuni disturbi del sonno sono più frequenti in certe fasce d’età o in certe categorie professionali. Ad esempio chi svolge un lavoro turnista notturno ha un maggior rischio di sonno disturbato”. Cosa si intende con disturbo del sonno? “Di disturbi del sonno ne esistono tanti e di diverso tipo, spesso si identifica un sonno disturbato con l’insonnia, in realtà l’insonnia è solo uno dei tanti disturbi del sonno. Per insonnia si intende una difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno che comporta delle conseguenze negative nella giornata. Oltre alla quantità di sonno è fondamentale una buona qualità del sonno”. Eppure è vero che oggi si dorme di meno rispetto al passato “Secondo uno studio recente sembra esserci una tendenza alla progressiva restrizione del tempo dedicato al sonno. Specialmente al sonno notturno. Parliamo di circa 40-60 minuti in media di sonno in meno al giorno rispetto a circa 30 anni fa. C’è sicuramente un problema di natura culturale, ma dipende anche dai ritmi lavorativi”. Lavoriamo troppo, insomma? “Diciamo che nella fascia della popolazione lavorativa, e soprattutto in certe fasce di elevato livello professionale, si tende a rinunciare al sonno per incrementare l'aspetto produttivo. Si pensa che il sonno sia poco importante. Questa rinuncia viene falsamente collegata a un aumento della produttività e all’immagine di uomo performante. È invece esattamente il contrario”. Cosa comporta rinunciare a ore di sonno?
  "Porta a difficoltà cognitive, un calo di performance nell'adulto e, dell’apprendimento nel bambino e nel giovane. Mutano persino gli aspetti caratteriali, con un aumento dell'irascibilità e le conseguenti difficoltà relazionali. Per non parlare della sonnolenza con tutti i pericoli e le conseguenze che questa può portare. La carenza cronica di sonno, a lungo termine, aumenta il rischio vero e proprio di sviluppare patologie. Andiamo dalle malattie disimmunitarie, alla facilità alle infezioni, alle malattie oncologiche (tumori) e soprattutto cardiovascolari (ictus, infarti)”. Abbiamo parlato della popolazione lavorativa, ma nei giovani? Cosa li porta a rinunciare a ore di sonno? “Nelle fasce un po' più giovanili la restrizione del tempo dedicato al dormire può dipendere da una cattiva igiene del sonno, per esempio un aumento dell’utilizzo improprio o eccessivo delle nuove tecnologie. Soprattutto l'utilizzo di elementi di comunicazione o di divertimento (lo smartphone, la Play Station, tv e tablet), che vengono utilizzati spesso in fasce orarie inadeguate. Sono strumenti che possono ostacolare il sonno”.
  Come fa un telefonino a ostacolare il sonno? “Ad esempio con la luce, che riduce la melatonina e rende difficoltoso l'addormentamento e il sonno notturno. Ma anche aumentando l'attività di pensiero ed eventualmente emotiva. L'utilizzo di questi nuovi device può portare a una dipendenza vera e propria e uscirne poi diventa difficile”. Quindi il problema sono i telefonini? “Non solo. Vi sono anche degli utilizzi impropri di elementi eccitanti, quali il fumo, o le bevande energetiche. Quest'ultime spesso più potenti di banali caffé. Il sonno non viene rispettato, ma la carenza di sonno è un fattore di rischio per numerose patologie”. Il problema principale quindi è la quantità di sonno? Bisogna dormire di più? “Non solo quantità e qualità. È anche la regolarità e il periodo in cui si dorme ad essere importante. Io posso fare 8 ore di sonno, di qualità buona, ma sparse nell’intera giornata. Diciamo che è corretto dormire un tot di ore variabili da soggetto a soggetto, ma che siano di notte. Dormire di giorno, o variare molto gli orari è un elemento alterante”. La pennichella? Ha senso? “Non è sbagliato dormire dopo pranzo, ma la pannichella, o la si fa o non la si fa. Una volta ogni tanto può essere lesiva del ciclo sonno veglia. In secondo luogo deve essere di una durata di 30/45 minuti massimo. Questo evita che il paziente vada in sonno REM dal quale poi risvegliarsi diventa più difficoltoso. E, ovviamente, deve essere sempre più  o meno allo stesso orario”. Si può recuperare il sonno perso o è un'utopia? "Il sonno perso non si recupera mai totalmente. Si recupera parzialmente, sia in termini di qualità che di quantità. Il rischio, nel tempo, è di accumulare un debito di sonno che poi viene pagato”. C'è un minimo e un massimo di sonno? “Il bisogno di sonno varia con l'età, e da soggetto a soggetto, su basi genetiche. Ci sono i “long sleepers” che devono dormire 9/10 ore per giorno. E se queste persone dormono meno ne risentono. Ci sono poi gli “short sleepers”, brevi dormitori, che si accontentano di 6/7 ore. E non riescono a dormire di più”. Come ci accorgiamo se abbiamo dormito a sufficienza? “Dalle conseguenze diurne. Se Si dorme bene, e di giorno non si hanno problemi, non è necessario il nostro intervento. Se il paziente ha delle conseguenze diurne allora il discorso è diverso. L'insonne non è solo una persona che dorme poco, ma una persona che ne risente durante il giorno”. Abbiamo parlato per ora solo di quantità, ma è anche una qualità del sonno? “Io posso dormire le ore sufficienti, negli orari giusti, ma non dormire bene. In questi casi potrebbero esserci dei disturbi del sonno che vanno identificati”. Quindi parlare di insonnia non è più sufficiente. Quali sono i disturbi del sonno più frequenti? “Il disturbo respiratorio in sonno come la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è frequente, oppure la sindrome della gambe senza riposo. Ma anche la possibilità che vi siano insonnie secondarie dovute all'utilizzo di farmaci, che durante la notte si abbiano dei comportamenti anomali come le parasonnie, o disturbi motori che vanno ad alterare il proprio sonno”. Per un sonno ideale, ci sono delle posizioni particolari, consigliabili o meno? "Non abbiamo delle posizioni da consigliare. Diciamo che sicuramente la posizione supina è quella che espone di più a problemi di natura respiratoria e al russamento. Chi non ha disturbi può dormire come vuole". Altre regole, riguardo l'ambiente? “Deve essere fresco, silenzioso e buio. Dentro l'ambiente del sonno non bisogna portare device elettronici. È l'unico modo per evitare di farne uso prima di dormire e quindi di rischiare di danneggiare la qualità del sonno”. La sensazione di “abbiocco” dopo pranzo è cosa comune. Molti ricorrono al caffé. Abitudine sbagliata? "Tutti noi forziamo i nostri ritmi. Non dormire dopo pranzo è in effetti una piccola forzatura, molti di noi conoscono la sonnolenza dopo pranzo. La vigilanza si riduce e sono più frequenti gli errori. Se non si riesce a fare una pennichella si può ricorrere all'eccitante, ma la cosa migliore è predisporre gli appuntamenti importanti o le attività che richiedono maggior attenzione al mattino ed evitare un pasto troppo pesante”. In sostanza, chi pensa di avere disturbi del sonno cosa deve fare? “Non deve nasconderli o trascurarli e chiedere al proprio medico curante. Sarà quest'ultimo che in base al problema invierà o meno il paziente ad un centro di medicina del sonno. Spesso si ricorre a un sintomatico, un ipnotico, il classico sonnifero per capirci. Ma la cosa più corretta sarebbe una diagnosi prima di ricorrere alla farmacologia”. https://www.helsana.ch/fr/blog/lepuisement-symptome-dun-burn-out HELSANA ASSICURAZIONE Esaurimento fisico ed emotivo e fiacchezza: queste sono le condizioni con cui in generale si definisce la sindrome del burnout. Il termine inglese «burnout» significa spossatezza, sovraccarico, esaurimento. Il paziente affetto da burnout è una persona sfinita, «bruciata», il cui fuoco interno col tempo si è spento a causa dell’eccessivo consumo e/o dello scarso apporto di «combustibile». Quindi, se si è «bruciati», significa che prima c’erano fuoco e fiamme. I sintomi caratteristici della sindrome del burnout sono quelli dell’esaurimento e del vuoto interiore, ma non necessaria mente quelli della depressione. Sono particolarmente a rischio le categorie professionali che richiedono un lungo impegno a contatto con altre persone, come medici, infermieri, insegnanti, sacerdoti, psicologi e assistenti sociali. Dal punto di vista medico, la sindrome del burnout non presenta un quadro clinico specifico. Spesso i segni della malattia si sovrappongono a quelli della depressione o di altri disturbi psichici. Il termine «burnout» è stato coniato soltanto nella metà degli anni Settanta, ma ha già una storia piuttosto lunga. Già Thomas Mann nel suo romanzo «I Buddenbrook» racconta di un personaggio che si impegna a dismisura per raggiungere i propri obiettivi, ma che poi si esaurisce quando le sue aspettative vengono deluse. Il modello di burnout secondo Barwinske, Heinrich e Mauritz descrive il rischio di sviluppare la malattia prendendo come esempio una botte che lentamente e continuamente viene riempita con determinati fattori (dubbi, eccesso di zelo, cattive condizioni di lavoro, perfezionismo e carico lavorativo). Finché si riesce a tenere basso il livello della botte, il rischio di sviluppare la sindrome del burnout non sussiste; se invece il livello sale, aumenta la probabilità di essere colpiti dal burnout. Il livello può essere abbassato nei seguenti modi: n riduzione dell’afflusso dall’alto (migliori condizioni di lavoro, riduzione del carico ecc.) n aumento del deflusso tramite una valvola di sfogo (gestione dello stress, sport ecc.) L’esaurimento patologico è lo stadio finale di un processo strisciante ed è caratterizzato da sfinimento mentale, fisico ed emotivo, che provoca una forte riduzione dell’efficienza mentale e stanchezza cronica. Lo squilibrio continuo tra le proprie esigenze e ciò che invece viene richiesto dall’ambiente lavorativo e privato provoca stress negativo e un sovradosaggio continuo di ormoni dello stress nel corpo. A lungo andare si può arrivare al punto che gli assi ormonali dello stress si «esauriscano», rendendo impossibile una reazione sana contro lo stress. Questo può causare reazioni eccessive del corpo (ad es. aumento dell’attività infiammatoria) anche in presenza di minime sollecitazioni nella vita quotidiana e lavorativa. L’esaurimento fisico e le sue conseguenze : Mancanza di energia Stanchezza cronica Senso di debolezza Pericolo di incidenti Tensioni muscolari Mal di schiena Cambiamenti delle abitudini alimentari Variazioni del peso corporeo Maggiore predisposizione alle infezioni Disturbi del sonno Incubi Aumento del consumo di alcolici e farmaci L’esaurimento emotivo e le sue conseguenze: Avvilimento Impotenza Disperazione Pianto incontrollato Mancanza di controllo dei sentimenti Irritabilità Senso di vuoto e disperazione Isolamento Scoraggiamento Svogliatezza La sindrome del burnout è un processo a progressione lenta nel quale il modo di gestire le situazioni stressanti ha un ruolo decisivo nell’evoluzione verso una grave forma della malattia, che da ultimo può essere anche accompagnata da depressione. Per via di questa dinamica, spesso si parla anche di «depressione da esaurimento» o «depressione da stress», anche se questi termini non rappresentano diagnosi ufficiali. L’esaurimento mentale e le sue conseguenze Atteggiamento negativo verso di sé Atteggiamento negativo verso il lavoro Atteggiamento negativo verso la vita, noia Atteggiamento svalutante nei confronti degli altri (cinismo, disprezzo, aggressività) Perdita dell’autostima Sensazione di insufficienza Sensazione di inferiorità Perdita della disponibilità al contatto nei confronti dei colleghi Fattori di rischio legati all’esaurimento sono di natura esterna come le condizioni di lavoro negative e la mancanza di appoggio sociale, ma anche caratteristiche personali quali ricerca della perfezione e una ridotta autostima. Il rischio di incidenti e quello di sviluppare malattie da dipendenza sono maggiori. Chi si trova in questa situazione è più incline a cedere all’alcol, al tabacco e ad altre droghe. L’abuso di stimolanti e calmanti può provocare una dipendenza pericolosa. Le persone colpite da burnout sono fortemente limitate, sia sul lavoro sia nella vita privata, a causa dei disturbi legati alla sindrome. Il quadro della sindrome del burnout si contraddistingue per tre caratteristiche principali: esaurimento emotivo permanente sensazione che il proprio lavoro sia diventato infruttuoso e inutile e avversione nei confronti delle persone che si incontrano sul posto di lavoro Lo stato di esaurimento emotivo compare dopo un lungo periodo di stress. Oltre all’esaurimento, che si manifesta anche a livello fisico e mentale, si presentano in particolare cinismo, demotivazione e riduzione dell’efficienza. La sovrapposizione con i sintomi della depressione produce spesso un effetto irritante. Frequentemente si manifestano disturbi fisici concomitanti, come disturbi del sonno, mal di testa e problemi all’apparato gastrointestinale. In molti casi si «bruciano» le persone sovraffaticate che non riescono più a scaricare lo stress durante il tempo libero. La pressione in termini di tempi e di prestazioni, il multitasking, il risentimento nei confronti dei colleghi e i problemi nella vita privata sono tutti fattori che possono provocare un esaurimento totale. Ma anche il contrario, ossia l’assenza di stimoli per lunghi periodi, può portare al burnout. Quando la quotidianità è caratterizzata da routine e noia, non viene richiesto di prendere decisioni e di esprimere opinioni, e non si riesce a esprimere la propria creatività, sono soprattutto i dipendenti qualificati ed ambiziosi a patire per la noia sul posto di lavoro. Per descrivere questa condizione è stato coniato il termine «boreout», ossia «sfinimento per noia». Cause del burnout Esistono diverse spiegazioni dell’origine della sindrome del burnout. Complessivamente i fattori interagenti che possono essere considerati responsabili della sindrome sono quattro: STADIO 1 Impulso a dimostrare il proprio valore Ha un lavoro che le piace e per il quale si impegna a fondo. Ha delle aspettative elevate su se stesso ed è capace di entusiasmarsi in modo particolare per il proprio lavoro. STADIO 2 Potenziamento dell’impegno Si tiene informato su ciò che riguarda il suo lavoro ed è sempre pronto a farsi carico di nuovi compiti. Partecipa a workshop e seminari nel fine settimana e fa di tutto per riuscire nel suo lavoro. I suoi superiori ricompensano il suo lavoro; le vengono affidati sempre più incarichi, anche di responsabilità crescente. Nasce la sensazione di essere indispensabile. STADIO 3 I propri bisogni vengono trascurati Il lavoro la impegna sempre di più, sia in termini mentali che di tempo, mentre i contatti con la famiglia e gli amici si riducono. Trascura sistematicamente i suoi bisogni («non ho tempo»). Occasionalmente si verificano già disturbi del sonno. STADIO 4 Rimozione dei conflitti e dei bisogni Lentamente perde energia. Commette degli errori come dimenticare le scadenze oppure non terminare i compiti. Leva di mezzo i conflitti per sentirsi tranquillo. Il suo contesto sociale cambia lentamente. I disturbi del sonno si manifestano con maggiore frequenza, così come la sensazione di non aver dormito abbastanza, di mancanza di energie e debolezza. Gli hobby sono abbandonati, così viene a mancare una compensazione importante. STADIO 5 Ridefinizione dei valori Il suo sistema di valori cambia. L’obiettivo ultimo è essere produttivo, e lo fa anche nel tempo libero. Il sabato e la domenica diventano giorni lavorativi qualsiasi. Iniziano i problemi con il partner. Evita i contatti privati che percepisce come opprimenti. STADIO 6 I problemi che emergono vengono negati Il corpo invia segnali d’allarme come stanchezza continua o emicrania. Malgrado ciò, mantiene il suo livello di rendimento e le pretese da se stesso e rimuove i problemi fisici. Molti di questi sintomi si lasciano temporaneamente nascondere prendendo medicine. Affiorano le prime resistenze ad andare al lavoro tutti i giorni, con la conseguenza che aumentano i momenti di assenza, arriva in ritardo oppure esce prima del tempo. STADIO 7 Ripiegamento definitivo Sente di non riuscire più a lavorare con l’intensità che vorrebbe. Si rende conto che il suo rendimento sta calando, fatto che scatena una crisi. Ne conseguono sentimenti di frustrazione più forti; si ritira sempre di più. Insorgono disorientamento, sensazione di impotenza e vuoto interiore. Spesso cerca un appagamento sostitutivo nel cibo, nell’alcol, nelle droghe ecc. Si manifestano reazioni psicosomatiche quali tensioni muscolari, mal di schiena, variazioni di peso, disturbi del ritmo cardiaco STADIO 8 Evidenti modifiche comportamentali Cerca di trovare delle alternative, evita il contatto sociale con gli altri. Di conseguenza si tiene sempre in disparte, si autocommisera, si isola e assume un atteggiamento aggressivo nei confronti di chi, con buone intenzioni, le rivolge delle attenzioni. Questo stadio è inoltre caratterizzato da una riduzione dello spirito d’iniziativa, dal calo della produttività e dal mero disbrigo delle mansioni. La vita sociale si appiattisce sempre più. STADIO 9 Depersonalizzazione/perdita della sensazione della propria personalità Essenzialmente in questa fase non è più in grado di lavorare. La sensazione di straniamento e il vuoto interiore passano in primo piano. Si tratta già di una grave forma di sindrome del burnout, che si manifesta nel comportamento depressivo. La vita privata non esiste praticamente più. La sindrome è già molto pericolosa e sarebbe urgentemente necessario un paracadute. STADIO 10 Vuoto interiore Si sveglia e non è più in grado di alzarsi. Domina l’apatia. Compaiono ansia, attacchi di panico e paura delle persone. A causa dell’atteggiamento negativo nei confronti della vita sta sempre in disparte e si isola. A volte si cerca un’eccessiva soddisfazione immediata, come lo shopping compulsivo ecc. STADIO 11 Depressione ed esaurimento I segni della depressione sono evidenti per gli estranei. Persiste la voglia di dormire a lungo. Emerge la disperazione esistenziale, fino ad arrivare a pensieri o propositi suicidi. Stadio 12 Burnout completo Questa fase viene raggiunta da poche persone. Si caratterizza per un esaurimento mentale, fisico ed emozionale rischioso per la vita. Il sistema immunitario viene intaccato e si manifestano disturbi a carico del sistema cardiocircolatorio e dell’apparato gastrointestinale. Sussiste il pericolo di suicidio. Nel decorso del burnout si manifestano sintomi sia psichici sia fisici. Sintomi psichici Nella fase iniziale, molte delle persone colpite mostrano un impegno molto alto per raggiungere gli obiettivi professionali. Si sentono indispensabili e mettono le esigenze lavorative davanti ai bisogni personali. Allo stesso tempo emerge la sensazione di non avere mai tempo e di essere sempre stanchi e sfiniti. Nel limitato tempo libero le persone colpite riescono sempre meno a riprendersi dalle fatiche lavorative. In una seconda fase, l’impegno professionale eccessivo provoca lentamente uno stato di esaurimento mentale che inizia a diffondersi. In questa fase si rilevano una riduzione della resistenza, un umore sempre più instabile e l’incapacità dirilassarsi. Si percepisce una stanchezza cronica. A ciò si contrappone un’inquietudine interiore con nervosismo e irritabilità, che può arrivare all’aggressività. Lo stadio finale è caratterizzato da rassegnazione, scoraggiamento, bassa tolleranza delle frustrazioni, avvilimento e sensazione di valere poco. Questi sintomi sono in forte contrasto con l’impegno delle persone colpite. Sintomi psicosomatici Con il tempo i problemi psicologici generano sintomi fisici (disturbi psicosomatici), soprattutto dolori, capogiri e sensazione di debolezza. Il sistema immunitario si indebolisce, favorendo la predisposizione alle infezioni. Aumenta la frequenza degli episodi di raffreddore e influenza. Oltre al maggiore pericolo di infezioni possono manifestarsi disturbi del sonno, incubi, batticuore, mal di testa, disturbi digestivi e variazioni di peso. Il rischio di sviluppare un’ipertensione arteriosa o di subire un infarto aumenta. La sindrome del burnout è anche associata a un maggior rischio generale di mortalità. Burnout il pericolo che incombe per tutti coloro, che non rispettano una legge fondamentale nella vita. Un fondamento che genera la vita stessa, dal niente al tutto, dal silenzio al manifesto, dal riposo all'attività. Quando nella nostra mente viaggiano questi pensieri frequenti allora è ora di agire verso il “non agire”: mi sento stanco, non ce la faccio più, non ho voglia adesso, non ho tempo, voglio solo un po' di pace e tranquillità. Inoltre ti senti infelice, non appagato, disorientato, noi sai più cosa fare per migliorare la tua situazione, non sopporti più nessuno, ti senti solo e svogliato, ti ritiri e parli poco e eviti il contatto con altre persone, sopratutto con quelle che cercano di aiutarti, inoltre dimentichi facilmente le cose, c'è una riduzione della resistenza allo stress, un umore sempre più instabile e l’incapacità di rilassarti, percepisci una stanchezza cronica, un’inquietudine interiore con nervosismo e irritabilità. Alla fin fine arriva la rassegnazione, scoraggiamento, bassa tolleranza delle frustrazioni, avvilimento e sensazione di valere poco. Susseguono disturbi psicosomatici come dolori, capogiri e sensazione di debolezza. Il sistema immunitario si indebolisce, favorendo la predisposizione alle infezioni. Aumenta la frequenza degli episodi di raffreddore e influenza. Oltre al maggiore pericolo di infezioni possono manifestarsi disturbi del sonno, incubi, batticuore, mal di testa, disturbi digestivi e variazioni di peso. Il rischio di sviluppare un’ipertensione arteriosa o di subire un infarto aumenta. Se sei in questa situazione già da molto tempo, agisci subito..... se ci sei appena arrivato, allora non perdere tempo rimanendoci..... Già il respiro stesso, che ti mantiene vivo, funziona su questa legge fondamentale della vita: Riposo e attività, prima il riposo poi l'attività, l'azione stessa del respiro passa attraverso questi due elementi, elemento 1 inspirare ed espirare, elemento 2 la pausa, il riposo (l'appnea) che sta tra loro. Il respiro stesso ci parla di un'unica verità, l'unico meccanismo che dovremmo copiare all'infinito e rispettarlo. Purtroppo l'uomo ha scelto di correre finchè non ce la fa più e cade. Se senti che da solo non riesci a uscire da questo circolo vizioso che si autoalimenta, allora sappi che la natura stessa a in riserbo per te la soluzione. Il sistema Gemslight tramite il suono armonioso delle gemme ti riporta in un equilibrio psicofisico, con il quale tu potrai rivedere la tua situazione da un'altra ottica e che ti darà nuova speranza ed energia per fuoriuscire dal tunnel e non capitarci più. Iniziando a rispettare questa legge fondamentale nella tua vita, introducendo un riposo profondo a te fino adesso sconosciuto, la tua vita prenderà una piega diversa e il sole splenderà di nuovo.
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